INDICARE IN FATTURA UN IMPORTO SUPERIORE E’ REATO
Il delitto di dichiarazione fraudolenta mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti non sussiste solamente nel caso in cui sia stata fatturata una cessione di beni mai avvenuta o una prestazione di servizi mai effettuata.
La Suprema Corte, infatti, ha stabilito che tale reato si configura anche nel caso in cui siano stati indicati in fattura importi maggiori rispetto a quelli reali (sent. Cass. 30250 del 29 luglio 2011).
Pertanto, anche nella predetta ipotesi si può ravvisare il reato penale di dichiarazione fraudolenta tramite utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.
I giudici, infatti, chiariscono che “Questa Corte in proposito … ha affermato che il reato di dichiarazione fraudolenta mediante utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti (D.Lgs. 10 marzo 2000, n. 74, art. 2) sussiste sia nell’ipotesi di inesistenza oggettiva dell’operazione (ovvero quando la stessa non sia mai stata posta in essere nella realtà), sia nell’ipotesi di inesistenza relativa (ovvero quando l’operazione vi è stata, ma per quantitativi inferiori a quelli indicati in fattura) sia, infine, nell’ipotesi di sovrafatturazione "qualitativa" (ovvero quando la fattura attesti la cessione di beni e/o servizi aventi un prezzo maggiore di quelli forniti), in quanto oggetto della repressione penale è ogni tipo di divergenza tra la realtà commerciale e la sua espressione documentale”.Alla luce di quanto illustrato, dunque, è bene ricapitolare che tale reato può configurarsi nei seguenti casi:
- inesistenza oggettiva, quando l'operazione (cessione di beni e/o prestazione di servizi) non è mai avvenuta;
- inesistenza relativa, quando l'operazione è avvenuta, ma in realtà per quantitativi inferiori rispetto a quanto dichiarato in fattura;
- sovrafatturazione qualitativa, quando l'operazione è avvenuta, ma si è provveduto a fatturarla ad un prezzo superiore rispetto a quello reale.
Avv. Matteo Sances
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